Delle vicende delle licenze da aumentare per garantire un servizio taxi, che, non dimentichiamolo, è almeno ufficialmente un servizio pubblico, tutti ne conosciamo la storia.
È una storia di uno dei settori dell’economia in cui vige il monopolio più stretto, il dominio di una corporazione efficiente quanto compatta.
Un aspetto curioso quanto illuminante di questa situazione è la nuova disposizione che dovrebbe governare la concessione di licenze da parte dei comuni: l’importo incassato dovrebbe essere devoluto agli altri tassisti per compensarli dell’aumentata concorrenza!
Ma allora perché non applicare gli stessi principi all’apertura, che ne so, di un ristorante? Dovrebbe essere obbligato a pagare gli altri ristoranti della zona per compensarli della maggiore concorrenza?
E se un tassista rinuncia e restituisce la licenza non dovrebbe funzionare lo stesso decreto al contrario? Ovvero gli altri tassisti dovrebbero compensarlo perché ritirandosi diminuisce la concorrenza?
Si tratta di aberrazioni e di situazioni al limite del ridicolo che nascono tutte dalla mancanza di concorrenza. Si lasci libero il mercato ponendo, questo si, delle barriere e dei paletti ben precisi: le caratteristiche delle auto utilizzate; controlli frequenti e severi dei requisiti di sicurezza; albo per gli autisti che devono assicurare requisiti di onestà, correttezza e capacità.
Solo in questo modo si avrà un servizio davvero pubblico, utile alla cittadinanza e aperto a tutti e non solo a chi se lo può permettere o è obbligato a usarlo (come anziani o malati).
Naturalmente occorrerebbe un regime transitorio in cui riconoscere i diritti dei tassisti che hanno acquistato a caro prezzo, e spesso in nero, la licenza: è in pratica il loro avviamento.
Si potrebbe concedere un credito d’imposta calcolato sui redditi dichiarati negli anni passati, credito di imposta che potrebbe diventare anche un’imposta negativa se non ci fossero redditi sufficienti.
Altrimenti continueremo a vedere le scene viste in questi ultimi giorni: situazioni degne di un paese del terzo mondo e che oltre a non assicurare un servizio valido ci fanno all’estero una pubblicità pesantemente negativa, altro che manifesti con la Venere che mangia la pizza!
di Angelo Gazzaniga