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Toh chi si rivede: le provincie!

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Non più di una dozzina di anni fa praticamente tutti i partiti (“Delle Province non parlo perché vanno eliminate” diceva l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi) erano concordi nell’abolire le provincie sullo slancio della campagna per la riduzione “dei carrozzoni”.
Oggi non c’è invece partito che ne invochi la rinascita: ognuno di loro ha presentato almeno una proposta per la loro rinascita con le più varie giustificazioni. Da “costerebbero alla fine poche centinaia di milioni” a “c’è la necessità di un elemento democratico di collegamento eletto da tutto il popolo tra regioni e comuni”…
A parte il fatto che i costi sarebbero ben più elevati perché occorrerebbe far rientrare tutti gli ex dipendenti ora riallocati presso altri enti (e spesso con stipendi superiori), riaprire le sedi, riorganizzare il tutto, c’è proprio la necessità di avere un ulteriore livello di burocrazia in un Paese come il nostro ove già esistono i municipi, i comuni, le aree metropolitane, le comunità montane, le regioni e lo Stato?
È proprio necessario riaprire centinaia di provincie (alcune francamente ridicole come quella dell’Ogliastra in Sardegna con neppure 50.000 abitanti e due capoluoghi come Lanusei e Tortolì) quando ci sono qualcosa come oltre 7700 società, enti, consorzi con 356.000 dipendenti di la metà occupano meno di 5 dipendenti e 1800 non hanno addirittura nessun dipendente?
E di cosa dovrebbero rioccuparsi queste “nuove” provincie se non si strade ex provinciali (ora in gestione alle regioni), di edilizia scolastica (limitata alle scuole secondarie) e degli orari dei mercati?
In verità il sospetto è un altro: che tutto serva a far rinascere incarichi con ricchi gettoni di presenza, posti per candidati “trombati” , perché tutte quelle spese pazze per cui sono rimaste famose le provincie. Perché non ricordare il pianoforte a coda da 120.000 euro per un salone di rappresentanza oppure le gite (pardon, viaggi di studio) lautamente pagate a consiglieri, parenti e amici.
Un ritorno, temiamo purtroppo senza troppo tema di smentite, a quel sottobosco della politica che tanto danno ha fatto all’Italia e che rappresenta uno dei fardelli più pesanti e improduttivi per tutti noi.
Una politica quella purtroppo spesso utilizzata: quella di far mezzi passi avanti tanto strombazzati sulla via delle riforme per poi farne altrettanti, se non di più, indietro appena finito il clamore della propaganda.
Ma questo non è certo il modo di far ripartire l’Italia.

di Angelo Gazzaniga