La riduzione dei centri di spesa sarebbe la vera spending review: ma i comuni hanno ottenuto un rinvio di un anno!
Uno dei punti più importanti e più qualificanti della spending review di Renzi era la riduzione dei centri di spesa da 35000 a 36: un’autentica rivoluzione per il mondo della burocrazia e delle finanze locali.
Il significato e la portata di una simile riforma sono più che evidenti:
- risparmi di scala: fare una gara per migliaia di computer (ad esempio) permette di spuntare prezzi migliori (è questo uno dei veri vantaggi di una grande industria).
- possibilità di ottenere prodotti ottimizzati per particolari esigenze: se io ordino un computer per volta debbo prendere un prodotto standard, se ne ordino migliaia posso avere modifiche e adattamenti personalizzati (chi non ricorda le gazzelle che l’Alfa Romeo costruiva su apposite specifiche per lo Stato?)
- standardizzazione dei prodotti. Il che significa: minori spese di manutenzione e maggiore facilità di interconnessione (basti pensare ai soliti computer: come sarebbero ben più facili gli scambi di dati tra apparecchi e programmi simili)
Una riforma questa che sarebbe praticamente senza controindicazioni: nessun licenziamento, nessuna controindicazione burocratico-amministrativa (anzi!) e soprattutto un risparmio previsto di circa il 10% su tutti gli acquisti. Dato che la spesa per gli acquisti è di circa 130 miliardi l’anno si avrebbe un risparmio di circa 13 miliardi! Il valore di una manovra oppure il triplo del costo dei famosi 80 euro!
I principali fautori della riforma avrebbero dovuto essere gli enti locali: oberati dai debiti e dalla stretta sui finanziamenti avrebbero potuto almeno risparmiare qualcosa sugli acquisti…
Invece l’opposizione è stata feroce: questi enti, di qualsiasi colore politico o dimensione, quegli stessi che denunciano la necessità di tagliare i servizi o le spese sociali per colpa dello Stato, hanno ottenuto alla fine un rinvio della norma: e si sa come sono questi rinvii in Italia: passato il momento tutto finisce nel dimenticatoio…
La motivazione di questa opposizione ha dell’incredibile: “non c’è stato tempo sufficiente” (come se ci volessero anni per decidere di acquistare attraverso la Consip) e “la Consip non è in grado di risolvere tutte le esigenze dei singoli enti” (come se un qualche piccolo comune di montagna avesse esigenze specifiche maggiori che lo Stato).
In verità tutti capiamo bene i veri motivi di questa strenua opposizione: avere un proprio centro di spesa significa poter favorire amici, grandi elettori, interessi spesso non confessabili: tutta quell’economia parassitaria che tanto costa all’Italia.
Cosa fare: ci permettiamo un sommesso suggerimento a Renzi: si dedichi maggiormente a questa parte delle riforme, quella che incide davvero sugli sprechi e sulle inefficienze del nostro Paese.
E se poi pensassimo di accorpare e ridurre drasticamente non tanto i centri di spesa quanto i comuni stessi? L’idea non sarebbe poi tanto peregrina: il Canton Ticino ridurrà i propri comuni da 130 a 26 entro il 2018…
Angelo Gazzaniga