Proprio alla fine della presidenza tedesca UE è stato firmato il nuovo trattato con la Cina.
È un trattato che in apparenza normalizza i rapporti tra Cina ed Europa: uguaglianza di trattamento commerciale per le aziende che esportano e lavorano nei rispettivi Paesi e garanzia da parte cinese di applicazione dei trattati internazionali a tutela dei diritti umani.
Ma è tutta apparenza perché:
- in Cina la pratica degli aiuti di Stato e il dumping sono praticati regolarmente
- le azioni a tutela da questi comportamenti non hanno nessun sbocco possibile in quanto in Cina non esiste una magistratura indipendente
- il controllo delle violazioni dei diritti umani viene affidato allo stesso stato cinese: una barzelletta visto che è lo stesso Stato cinese a perseguitare e incarcerare gli uiguri o altre minoranze
- la Cina non rispetta neppure i trattati: lo vediamo a Hong Kong ove sono state introdotte limitazioni alle libertà di espressione in aperta violazione al trattato stipulato con la Gran Bretagna e che garantiva la permanenza sino al 2047 di un regime di tipo occidentale alla città ex colonia britannica (“un Paese, due regimi”)
- la Cina ha applicato dazi punitivi (80%) all’importazione dei principali prodotti australiani (orzo e vino) solo perché l’Australia aveva chiesto un’inchiesta sulla propagazione del Covid in Cina
Ma allora qual è l’aspetto positivo del trattato: semplice, la possibilità per le aziende europee di esportare e lavorare in Cina senza essere obbligate ad avere un partner cinese.
Un vantaggio non indifferente per l’industria tedesca, soprattutto metalmeccanica, che potrà esportare e lavorare in Cina senza limiti.
Un altro esempio di come la ricerca di interessi particolari (e anche spesso miopi) finisca per mettere in ombra la difesa di quei valori di libertà e democrazia che sono caratteristici e peculiari dell’Occidente e di cui dovremmo essere fieri e interessati difensori
di Angelo Gazzaniga