Il fenomeno Trump non è giustificabile, ma comprensibile alla luce della gestione degli “swap” fatta dalla finanza americana.
C’è una parola che non può essere pronunciata nel nostro tempo: fallimento. E’ tutto “troppo grande per fallire”, poiché “l’alternativa al successo”– liberisticamente contemplata dal filosofo-economista scozzese della “mano invisibile” Adam Smith e dallo psicanalista turbo-anaffettivo Jacques Lacan – non è accettata in nessun modo dagli adolescenziali custodi della “dittatura del presente”, come la chiama Gustavo Zagrebelsky. E, si sa, la cosiddetta “dittatura del presente” non lascia tempo e spazio per pensare, ma solo per agire producendo danni inenarrabili alle future generazioni.
La colpa è anche di Barack Obama, come già osservò l’avvocato Nicola Walter Palmieri nel suo eccezionale libro “Le guerre della finanza”. A tal proposito occorre ripercorrere i passaggi del Corriere della Sera a Carlo De Benedetti, sottoposto al vulnus psicologico di una condanna che non sta probatoriamente in piedi per gli omicidi colposi dell’amianto (solidarietà incondizionata all’editore del gruppo Espresso-Repubblica per la violazione dell’art. 27 Cost. sulla “responsabilità penale personale”): “Siamo a un tornante storico. La globalizzazione di cui abbiamo cantato le lodi genera un sentimento di rigetto verso le classi dirigenti politiche ed economiche; e nel mio piccolo mi ci metto anch’io. Abbiamo consentito alla globalizzazione di espandere i suoi benefici per tutti noi: abbattere l’inflazione, rivoluzionare insieme con la tecnologia la vita quotidiana. Ma sono aumentate drammaticamente le differenze tra chi ha e chi non ha…”. L’intervistatore:“Trump vincerà?”Cdb: “Mi rifiuto di pensare che l’America possa eleggere uno come lui”. L’intervistatore commenta:“Un miliardario”. Tranchant la replica:“Uno che racconta di essere miliardario, ma confonde i suoi debiti con il suo patrimonio: ha sei miliardi di debiti, al netto avrà un patrimonio attorno ai 200 milioni di dollari. Non posso pensare che i valori basici su cui è stata costruita la società americana, e che la tengono insieme nonostante esplosioni di rabbia tipo quella di Dallas, scelga Trump, che promette il totale isolazionismo. Anche se capisco la rabbia dell’operaio della GeneralMotors che vuole votarlo”.
Non sono affatto d’accordo con l’Ingegnere, per le seguenti ragioni: si apprende infatti dal dossier bestseller del defunto Luciano Gallino “Crisi di sistema o criminalità organizzata” che l’establishment americano sotto la cabina di regia di Obama e Bush ha drogato il giocatore d’azzardo tenendolo artificialmente in piedi con la più vulnerante socializzazione “diversamente sovietica” dei CDS mai intrapresa nella Storia (Il credit default swap, CDS, è uno swap che ha la funzione di trasferire il rischio di credito).
Il che non giustifica, ma senz’altro spiega la berlusconizzazione incipiente di “The Donald” quale rigetto collettivo – e dunque sono stati uccisi con cosmico cinismo dapprima clintoniano, poi bushista e obamiano i valori basici della società statunitense:“… la sola Lehman Brothers, l’unica grande banca che venne lasciata fallire dal governo americano a metà settembre 2008, deteneva centinaia di miliardi di Cds appoggiati da Aig (scommesse sulla rovina del contribuente). Alla stessa data le Aig ammettevano di detenere 441 miliardi di dollari in Cds, di cui quasi 58 relativi a prestiti scadenti, ma di non essere in grado di ripagarli…
Dinanzi al rischio che centinaia di banche crollassero perché i detentori di Aig non potevano versare loro gli indennizzi previsti dai Cds sottoscritti presso di essi. il governo iniettò nelle loro casse 152 miliardi di dollari… In questo modo l’operatore finanziario ci guadagnava due volte: prima dalla vendita dei titoli a un prezzo superiore al loro valore, poi dall’indennizzo previsto dal certificato di assicurazione a fronte della perdita di valore dei titoli stessi. A carico del cliente restavano titoli pressapoco invendibili.
Nessuno ne parla, ma si tratta nella fattispecie di una nuova forma di comunismo invisibile – altro che la “Mano invisibile”! – instauratosi dopo la caduta del Muro di Berlino, che presenterà un conto salatissimo.
Dunque non mi stupisco assolutamente che l’aggressivo e piccolo-borghese parvenu Donald Trump consideri la Casa Bianca come la pena massima… Benvenuti nel Titanic globale e… buona fortuna!
Alexander Bush