Trump visto da un cubano fedele al regime
Da gennaio che era entrato in carica non aveva ancora detto una parola sulla sua politica verso Cuba per poi si lasciarsi andare in una retorica rindondante con la visita a Miami, dove lo aspettava il pubblico giusto. Anche se, pur mantenuta dalla polizia ad un isolato di distanza, si è svolta anche una manifestazione di giovani cubano-americani con lo slogan Cuba si! Bloqueo no!
Cosi, Trumpeta, come ne storpiano il nome i cubani di strada, ossia trombetta, col suo bel parrucchino ossigenato e atteggiando le labbra come un certo Benito dal balcone di un po’ di tempo fa, ha dichiarato tra ovazioni degli spodestati dalla rivoluzione cubana, di voler rovesciare completamente la politica di Obama verso Cuba. Ma realmente l’Ordine Esecutivo, comparabile all’italiano decreto legge, viene subito sminuito dal titolo: Memorandum di Direttive verso Cuba, in cui cambiano solo alcune cose, minime.
- Dichiara la restrizione dei viaggi degli statunitensi a Cuba ma rispetto alle dodici categoria stabilite dal decreto Obama ne elimina solo una, quella dei viaggi in proprio, e cioè non tocca i viaggi organizzati.
- Chiama alla stretta vigilanza che i viaggiatori abbiano davvero i requisiti per far parte di una di queste categorie.
- Vieta alle compagnie statuinitensi di avere relazoni commerciali con imprese cubane che siano in rapporto con le Forze Armate cubane o a la Contrintelligenza cubana. (Perche’ intendiate, i vari Tour Operators cubani fanno capo a diversi ministeri, ad esempio il Tour Operator Gaviota, proprietario di vari hotels oltre che di servizio di pullman turistici, fa capo al Ministero della FAR, forze armate rivoluzionarie. Vorrà dire che i contratti passeranno alla Catena Alberghiera Gran Caribe, che fa capo al Ministero del Turismo o a Isla Azul che fa capo al Parlamento).
- Richiama alla rigida applicazione della legge Helms-Barton, ossia quella del Bloqueo ossia dell’embargo che comunque non era mai stato cancellato.
e. Annuncia che torneranno a votare contro tutte le iniziative che vanno contro queste misure, e cioe’ dato che all’ultima votazione alla ONU contro l’Embargo, la rappresentante USA si e’ astenuta, torneranno a votare contro. - Deroga, ossia riconferma la Direttiva Obama sulle relazioni diplomatiche e sugli accordi gia’ sottoscritti dalle due parti. Il più’ importante è quello sulla immigrazione, dove gli Usa si impegnano a rilasciare ventimila visti l’anno e in cambio Cuba si impegna a riprendersi i reclusi cubani negli Usa, che comprende anche l’abolizione degli incentivi alla emigrazione illegale, con il piu’ infame dei quali, decretato da Bush, offriva ponti d’oro ai medici cubani in missione nei vari Paesi poveri del mondo, se disertavano.
Insomma come si diceva una volta, molto fumo poco arrosto. A parole tamburi di guerra, nei fatti poca roba. Comunque la risposta del Governo cubano e’ arrivata immediatamente, con un comunicato che bolla di ingerenza negli affari interni di un altro Paese, esplicitamente condannato dalle leggi internazionali, e rivendica il diritto alla Sovranità.
E bravo il nostro Trump o Trumpeta, a seconda di quel che piace di piu’. Ma per completare le informazioni, pare che sia gia’ stato blindato come era gia avvenuto con Reagan. E cioè l’apparato industrial-militare, che è il vero gestore del potere negli USA, gli ha messo attorno una enorme quantità di passacarte, in modo che prima che d’essere reso pubblico un decreto presidenziale venga ripulito, riformulato, ristilato. Per Reagan ormai se ne ha la certezza, per Trump sono ancora solo voci.
E naturalmente come sempre insisto: che ognuno tragga le sue proprie conclusioni.
di Giancarlo Guglielmi