Un progetto fantastico quanto, forse, realizzabile
Sommerso da una valanga di critiche il progetto Breakthrough Shot, lanciato l’anno scorso dal famoso astrofisico Steve Hawking e dal tycoon Iurii Milner. Lo scopo è di sparare uno sciame di ‘nano-sputnik’ verso lo spazio profondo, e raccogliere informazioni altrimenti non raggiungibili, sulla stella Alfa Centauri, tanto per incominciare. Le critiche vengono dagli esclusi dal banchetto da 100 milioni di dollari allestito da Milner. Ma hanno messo in luce almeno venti punti critici del progetto stesso, come ammette Milner (e non sono pochi).
Piu ottimista è il fisico dell’università di California a Santa Barbara, Philip Lubin, con il suo team di super-esperti di fotonica, impegnato in prima linea nell’impresa. Il piano prevede la messa in orbita, con un missile, di una stazione spaziale contenente fino a decine di migliaia di sonde, ciascuna delle dimensioni di un’unghia e della massa di 1 grammo. Le sonde poi abbandonano la stazione e dispiegano ciascuna una vela sottilissima, della superficie di 16 metri quadrati. Sotto la spinta di una batteria di laser, incomincia lo Starshot e in pochi minuti ogni minisonda raggiunge una velocita’ sul 20% della velocità della luce. Con la prospettiva di raggiungere una stella come Alfa Centauri in 20 anni).
Qui il problema è il materiale adatto per le vele, che dovrebbe riflettere la radiazione laser incidente, in modo da utilizzare l’effetto dell’urto con i fotoni sparati dal laser, e massimizzare il conseguente rinculo. Quindi massimo potere di riflessione, e contemporaneamente minima capacita di assorbire l’energia incidente, per non rischiare di fondere e vaporizzare.
Una volta arrivate alla meta, le sonde dovrebbero comunicare a terra l’informazione raccolta, ma sono dotate di un trasmettitore da pochi watt. Allora viene richiesta un’altra acrobazia alle vele, che dovrebbero trasformarsi in lenti ideali, in grado di focalizzare il segnale emesso dalle sonde, e farlo giungere fino alla terra. E su questo punto anche Lubin ammette che c’è molto da lavorare ancora.
Come detto in un precedente intervento, il volo a vela con propulsione laser e’ un pallino della NASA. E questa Directed Energy Propulsion è direttamente legata alle Directed Energy Weapons del progetto delle guerre stellari, che all’epoca, negli anni Ottanta, costava diversi miliardi di dollari all’anno. E Lubin ha gia’ detto che 100 milioni di oggi non sono poi una gran cifra per tentare uno Starshot. Anche se sono sempre meglio di niente….
di Lanfranco Belloni