L’impreparazione e lo sgomento dell’Ucraina di fronte all’aggressione russa mi rammenta, assai da vicino, l’incapacità decisionale e il senso di irresponsabilità del sistema Italia dopo l’8 settembre 1943: mancanza di direttive precise, imperante senso di inadeguatezza eccetera.
Ad esser sincero, per incapacità strutturale, limitatezza e lentezza di reazione dell’apparato burocratico-statale, corruzione, nepotismo, senso di irresponsabilità, mortificazione del merito eccetera, spesso associo l’Ucraina all’Italia. Siamo entrambi paesi di spiccate individualità e di genialità fulminee ma questi “pregi” e/o “difetti” non aiutano in casi di terremoti, eruttazione di vulcani e conflitti bellici. Qui potrei aprire un vasto capitolo circa le similitudini tra Italia e, in particolare, alcune circoscrizioni dell’Italia meridionale e Ucraina ma non è il momento propizio per farlo.
Con il passare delle ore avvertiamo l’accrescersi dell’ombra tenebrosa di un probabile inizio delle ostilità che intorpidisce la freddezza mentale anche dei più ottimisti.
Ci sarebbero da raccontare tanti retroscena storici, sociali e culturali sull’Ucraina. Sarebbe il modo più adatto di presentare le problematiche del paese allo sprovveduto e distratto fruitore italiano. Ma chi sarebbe in grado di farlo è anche egli “vittima” o “risultato” di un sistema che lo ha esiliato, senza nemmeno garantirgli un sostegno minimo, né morale, né materiale. E’ come dire: arrangiati, se farai onore al nome italiano è affar tuo e, se non riuscirai nel tuo intento, fà lo stesso, tu per noi, comunque, non sei mai esistito (basti pensare che il consolato italiano e l’istituto di cultura a Kiev hanno ignorato per otto anni uno dei forse dieci o venti studiosi di ucrainistica italiani).
Concludo con un “aforisma” finale, se me lo si concede: “L’Italia è come l’Ucraina, ognuno che viene si porta con sé il meglio e l’abbandona”. Forse è il destino comune delle terre fertili dal punto di vista agrario e culturale.
Salvatore del Gaudio
Insegnante all’università di Kiev