Non si può negare che Macron abbia ragione quando chiede una svolta nella UE.
Abbiamo tutti sott’occhio quello che non funziona:
- vorremmo avere un esercito comune, che garantisca la nostra sicurezza senza dover ricorrere all’aiuto americano, che eviti gli sprechi colossali di tanti stati che si organizzano ognuno per proprio conto, comprando armi diverse per ogni paese
- vorremmo un sistema bancario il più possibile omogeneo che permetta un controllo delle banche dei singoli paesi e un aiuto comune in caso di difficoltà, altrimenti l’euro rimarrà sempre un qualcosa sospeso in aria
- vorremmo per lo stesso motivo un sistema fiscale armonizzato che, pur lasciando a ogni Stato l’autonomia nella tassazione, eviti distorsioni e concorrenze sleali
- vorremmo una politica estera comune che possa far sentire la propria voce nel consesso mondiale in cui un gigante economico e culturale come l’Europa conta meno di tanti Paesi di medie dimensioni.
Ma come riusciremo a ottenere tutto questo se continuerà a esistere il principio di unanimità?
Esempio illuminante è quello della Confederazione Germanica. Nata dopo le guerre napoleoniche riuniva 38 stati tedeschi (anzi, per la precisione, 35 stati e 3 città indipendenti) in una confederazione sotto l’egida dell’Austria e con sede a Francoforte.
Le sue finalità non erano molto diverse da quelle dalla UE (ovviamente nell’ambito tedesco): creare un embrione di economia comune attraverso l’unione doganale (il famoso Zollverein) e un punto di aggregazione per la politica tedesca divisa in una miriade di staterelli assolutamente insignificanti nei confronti delle grandi potenze di allora.
È il momento di muoversi: di decidere il proprio futuro, altrimenti finiremo fagocitati e stritolati nelle scontro Cina – USA
di Angelo Gazzaniga