Uno scritto di Carducci che, nel lontano 1896, scriveva contro le stragi dei Turchi in Armenia
“Atene, 14 giugno (1896). – I Turchi incominciarono a mietere in Tessaglia e continuano a saccheggiare”. E’ il testo di un breve, ma significativo, dispaccio telegrafico ripreso dalle ‘agenzie’ di stampa e prontamente ‘commentato’ dal poeta Giosuè Carducci, in Rime e Ritmi. La fiera invettiva carducciana si erge attuale verso prepotenze e massacri, adempiuti dall’impero ottomano contro gli armeni e i cristiani negli anni 1895-1897, mentre le potenze europee e il papato tacevano, ‘imbelli’.
Si tratta di tre quartine di endecasillabi, sorprendenti per incisività e coraggio civile, sfuggite a tutti i notisti e gli accademici d’oggidì. Le riproponiamo ai giovani e meno giovani, nel segno della perenne lezione delle “guise della prudenza”, della crociana “religione della libertà”, e del mònito desanctisiano, così parlante nel “Discorso di Trani” del 29 gennaio 1883, a proposito del rispetto della dignità umana.
La mietitura del Turco
Il Turco miete. Eran le teste armene
Che ier cadean sotto il ricurvo acciar.
Ei le offeriva boccheggianti e oscene
A i pianti dell’Europa a imbalsamar.
Il Turco miete. In sangue la Tessaglia
Ch’ei non arava or or gli biondeggiò:
– Aia – diss’ei – m’è il campo di battaglia,
E frustando i giaurri io trebbierò. –
Il Turco miete. E al morbido tiranno
Manda il fior de l’elleniche beltà.
I monarchi di Cristo assisteranno
Bianchi eunuchi a l’arèm del Padiscià.
Carducci allude alla mietitura che il Turco sfrutta dei campi coltivati da altri popoli e da altre civiltà. La strage degli Armeni, in particolare, si svolgeva negli anni 1895 e 1896, dal momento che i cristiani armeni avevano osato ribellarsi al dominio ottomano; e fu il preannuncio dell’altra strage del popolo armeno, all’altezza del primo conflitto mondiale. Benedetto Croce prese posizione, tra i primi, nel 1915 con interventi a stampa e in collaborazione con intellettuali armeni e francesi liberi ( Natzariantz, Jules Destrée e altri ). Me ne occupai, con opera di restituzione della verità storica, in Croce inedito ( SEN, Napoli 1984, al Capo XI della Sezione seconda,“Trittico storico-politico. Polonia Armenia Romania”, pp. 150-161). Poi, nel corso del 1896, anche la Tessaglia fu conquistata dai Turchi: e a vantaggio di questi “biondeggiò” – scolpisce Carducci – il grano coltivato dai Tessali; sì che “Aia” divenne “il campo di battaglia”. Offensivamente, come nella ‘pirenniana’ caratteristica della “Razzia dell’universo”, i Turchi frustano i “giaurri”, detto per gli “infedeli”, i non musulmani.
Di fronte a tanto scempio, i sovrani europei restano inermi, pallidi spettatori. Carducci li chiama senza mezzi termini “monarchi di Cristo”, perché regnanti su popoli cristiani, con probabile allusione allo stesso Pontefice, il primo dei “monarchi di Cristo”, qualificandoli per “bianchi eunuchi a l’arèm del Padiscià”. Mutato il dovuto, tale fiera e sanguigna rampogna ( dettata a caldo nel perfetto stile da “poeta vate” ) si direbbe pronunciata anche per l’avvenire, dove persecuzioni dei cristiani, arresti di giornalisti, bavaglio alle opposizioni e ricatti sul fronte europeo costellano tuttodì il panorama etico-politico della posizione turca verso il mondo libero. Centoventi anni dopo ( 1897-2017 ) ! “O Italiani, io vi esorto alle storie”, potremmo ripetere con Ugo Foscolo.
di Giuseppe Brescia