Si sentono e si leggono sempre più servizi o articoli che evidenziano i prezzi che il celebre bagno #Twinga di proprietà di Briatore e della Santanché: prezzi astronomici e apparentemente fuori mercato.
Il taglio, neanche tanto recondito, di questi interventi è di sdegno e di riprovazione: far pagare centinaia di euro un lettino, per quanto di lusso, è un’offesa a chi fatica a far quadrare il bilancio a fine mese o paga un mare di tasse.
In effetti per un liberale questo non dovrebbe essere motivo di scandalo o riprovazione: un milionario, dopo aver pagato regolarmente le tasse, può spendere i propri soldi come vuole e dove vuole. Lo stesso dovrebbe valere per l’azienda: se esistono persone che sono disposte, e anzi non vedono l’ora, di spendere centinaia di euro per un giorno in spiaggia perché non accontentarle, tanto più che questo significa assumere personale, contribuire allo sviluppo dell’economia locale?
Quello che deve indignare un liberale, come qualsiasi altro cittadino, è il fatto che, a fronte di incassi milionari, questi bagni risultano pagare un canone (che è quanto dovuto allo Stato per l’occupazione di un suolo pubblico, cioè di tutti) risibile: poche migliaia di euro.
Non è l’attività imprenditoriale che deve indignarci, quanto l’abuso perpetrato da queste lobby che, da autentici parassiti, guadagnano a spese dello Stato e dei cittadini.
La soluzione c’è e ce la richiede da anni la UE: mettere a gara le concessioni in modo da ottenere quel prezzo che stabilisce il mercato
di Angelo Gazzaniga