Sta per essere presentato in Parlamento il decreto-legge sulla concorrenza.
Si tratta di un passaggio fondamentale tra quelli richiesti dalla Ue per l’applicazione del Pnrr.
Ma l’attenzione verso questo passaggio è quasi inesistente; si parla, anzi si combatte, quasi solo sulla riforma del fisco o della magistratura.
Ma attenzione a non cadere in due equivoci riguardo al decreto concorrenza:
- si confonde, spesso ad arte, concorrenza con privatizzazioni; due cose completamente diverse.
Come concorrenza si deve intendere l’apertura di un’attività al mercato; permettere ai cittadini di scegliere in base al costo e alla qualità del servizio. Questo obbliga i fornitori di servizi messi in concorrenza ad impegnarsi a fornire un servizio migliore, mentre da monopolisti la loro principale preoccupazione è quella di garantirsi la rendita di posizione e di accattivarsi i loro controllori (in quale maniera non c’è bisogno di spiegarlo…) un esempio tipico sono state le ferrovie: dove si è introdotta la concorrenza il servizio è profondamente cambiato. La stessa Trenitalia che prima offriva un servizio modesto (ritardi, treni spesso sporchi e maleodoranti) ora, spinta dalla concorrenza di Italotreno offre un servizio tra i migliori in Europa al punto da aver esportato con grande successo anche in Francia i propri collegamenti.
Questa concorrenza può essere anche tra enti pubblici diversi (pensiamo a scuole o università).
Per privatizzazione s’intende invece il passaggio tra pubblico e privato. Passaggio che serve per lo più a fare cassa, non certo a rendere più efficiente il sistema; si passa infatti da un monopolio pubblico a uno privato, con gli stessi problemi (anzi spesso accentuali). Basti pensare alle concessioni autostradali: passate dallo Stato ai Benetton con i risultati che tutti abbiamo visto. - Si continua a sostenere che il decreto concorrenza deve essere approvato per poter ottenere i fondi del Pnrr: una specie di medicina amara da prendere per non perdere le sovvenzioni. Facciamone il meno possibile, incassiamo i fondi e poi… si vedrà!
Niente di più sbagliato: creare concorrenza è il modo migliore (se non l’unico) per raggiungere il risultato di eliminare sprechi, rendite di posizione e di modernizzare interi settori.
Naturalmente questo introdurre la concorrenza è quanto di più ostico e pericoloso per una politica abituata a gestire in proprio concessioni, licenze e contratti in regime di monopolio.
E così ecco che, ancor prima di approvare la legge, sono iniziate ad arrivare le prime richieste di esenzione: si vorrebbero bloccare le concessioni delle spiagge (uno scandalo per cui ci sono concessionari che, in cambio di poche migliaia di euro l’anno, fanno incassi milionari) e procrastinare sine die le concessioni alle aziende municipalizzate di proprietà dei comuni che, pur offrendo un servizio disastroso (basti pensare alle condizioni di tanti trasporti pubblici in Italia), costano tantissimo (ma, ovviamente, permettono una gestione allegra a favore di amici, compagni di partito, affaristi di ogni risma…).
È purtroppo questo una situazione comune a tanti, troppi, partiti in Italia: si guarda all’immediato, ai voti da conquistare o ai favori da fare agli amici senza mai pensare ai veri bisogni dell’Italia.
Tocca a noi cittadini controllare a che non vengano travisate o aggirate norme che sono fondamentali per il progresso dell’Italia. Altrimenti rischiamo di diventare un Paese che vive eternamente di sussidi, deficit e aiuti.
di Angelo Gazzaniga