in un quotidiano nazionale è apparsa tempo fa un’intervista a una signora napoletana di 39 anni, due figli, disoccupata.
Questa signora, disperata perché senza lavoro da mesi causa pandemia affermava: “sono vent’anni che lavoro solo in nero e ora, senza lavoro e con due figli a carico, ho ormai rinunciato a cercare e vivo solo grazie al reddito di cittadinanza…”
Una situazione purtroppo molto comune in tante zone d’Italia che certifica il fallimento di tutta una politica del lavoro e che non è utile a nessuno:
- non è utile alla signora che si trova in una situazione in cui non ci sono certezze per il futuro, non c’è un lavoro stabile, non ha più speranze di un lavoro dignitoso
- non è utile per lo Stato che deve mantenere prevedibilmente per tutto il resto dei suoi giorni una famiglia con provvedimenti esclusivamente assistenzialistici
- non è utile per tutta la società che vede sprecate energie e capacità
A trarne utilità è solo la parte peggiore: quelli che sfruttano sia chi lavora ricattandolo e offrendogli lavori senza nessuna garanzia, sia lo Stato evadendo tasse e contributi, sia gli altri cittadini sulle cui spalle ricadrà inevitabilmente il costo del mantenimento di questa famiglia.
Tutto questo perché si continua a privilegiare l’assistenzialismo (utile a procurare voti e clientele) e non la possibilità di trovare un lavoro vero. Ne è una prova il funzionamento di Anpal: agenzia nata per trovare lavoro a chi riceve il reddito di cittadinanza e che sino a ora è riuscita a creare lavoro solo ai Navigator (assunti a termine e ora riconfermati per altri sei mesi) e all’ineffabile suo presidente Parisi (noto per le spese pazze e per i viaggi, non certo per i risultati).
Occorre una vera svolta, più culturale che politica; occorre che gli investimenti siano utilizzati per creare infrastrutture, aiutare le aziende a crescere (e quindi ad assumere), dare ai giovani una possibilità di entrare nel mondo del lavoro con iniziative nuove e coraggiose. Creare insomma veri posti di lavoro per chi vuole crearsi un futuro e non vivere in eterno di sussidi o carità.
Quanti posti di lavoro si sarebbero potuti creare con i dieci miliardi gettati in Alitalia? Un’operazione che, alla fine, ha salvato forse 3000 posti di lavoro al costo di tre milioni per posto salvato…
Certo occorre coraggio, lungimiranza e scelte politiche coraggiose: affacciarsi ai balconi proclamando la fine della povertà e dando sussidi e bonus a destra e a manca rende nell’immediato in termini di consenso e voti, ma alla lunga testimonia la pochezza e la mediocrità di questo modo di intendere la politica.
di Angelo Gazzaniga