Il 10 settembre 2019 un udmurto, il professore di filologia Albert Razin, ha eseguito un gesto di suicidio (auto-immolazione) a Izhevsk, la capitale della Reppublica autonoma, per protestare contro la russificazione e l’eliminazione della lingua udmurta e la cultura della sua nazione. Gli udmurti sono i finno-ungheresi.
In realtà il problema del comunismo ha perso attualità dal 1991, quando i comunisti russi sono diventati capitalisti e devoti ortodossi (durante una notte!). I cinesi? Neanche loro sono comunisti. Ziuganov e i compagni cinesi utilizzano il lessico del comunismo per preservare i loro soldi e il loro potere. Adesso la lotta contro il comunismo è una battaglia contro i mulini del famoso personaggio della letteratura. Non esiste più il gigante, è rimasto solo un ectoplasma magmatico, un marasma che non rappresenta più nessun pericolo nella pratica politica.
Si deve resistere invece all’Impero del Male – la Russia. Si devono appoggiare le nazioni rimaste sotto il giogo di Mosca — i tartari, i tartari di Crimea, gli udmurti, i calmuchi etc. L’Europa non sa niente della loro cultura, storia, resistenza contro Mosca, propriamente niente. Ma il crollo finale dell’impero si avvicina. Le élite devono prepararsi ad affrontare una situazione geopolitica completamente nuova, sul terreno immenso dell’impero. C’è un governo in esilio dei tartari a Londra. A Kyiv c’è un’associazione politica delle nazioni del Volga e degli Urali. Tutti loro resistono alla politica di russificazione nelle loro patrie, preparano i progetti della futura Federazione delle nazioni in quella regione. La società europea deve essere informata su questi fatti. La Cina si sta preparando ad occupare quei territori dopo il crollo della Russia. Questo sarebbe una catastrofe per tutti noi.
Io dunque propongo di iniziare quest’attività, di tradurre i testi e comunicare con le persone di quelle nazioni.
Il comunismo non interessa più a nessuno.
di Valery Buival