E’ finita l’epoca di una certa idea di Europa?
Dopo la fine della seconda guerra mondiale prevalse in Europa la consapevolezza che bisognava fare di tutto affinchè una simile tragedia non avesse a ripetersi. Lo stesso Winston Churchil che, da primo ministro, aveva condotto la guerra con determinazione ed anche ferocia, nel suo famoso discoroso a Zurigo del 19 giugno 1946, dichiarò, tra l’altro: “Se l’Europa deve essere salvata da una miseria senza fine e, in definitiva, dalla rovina finale, bisogna che vi sia un atto di fede nella famiglia europea….. “.
Con le stesse convinzioni si mossero personaggi come Monnet, Spinelli, De Gasperi, Schuman, Spaak e altri ( giganti se paragonati a quelli attuali) che seminarono l’idea di un’Europa unita, iniziando a creare la Ceca ( Comunità Europea Carbone e Acciaio ). Tale era la dterminazione che si pensò anche a una difesa comune, la CED
( Comunità Europea di Difesa) che poi naufragò per la mancata approvazione della Francia. Difesa comune che è tuttora oggetto di chiacchiere e non di fatti.
Ma l’idea di un Europa unita aveva l’approvazione di una buona parte dei cittadini, ai quali venivano spiegati i vantaggi che una unione avrebbe comportato per tutti gli stati e per tutti i cittadini. Approvazione che consentì di mettere in moto la complessa procedura per iniziare a realizzarla.
Inoltre, nei vari paesi europei, malgrado le normali contrapposizioni politiche, vi era un ottimismo di fondo che aiutava la ricostruzione e che dava la certezza di un futuro migliore. Anche considerando che vi era libertà e democrazia che si opponevano al dirigismo ed altro del mondo comunista.
E quando, nel 1989, cadde il muro di Berlino, prevalse un sentimento di soddisfazione collettiva anche per la ritrovata libertà degli stati europei satelliti della Russia.
Nel 1992 Francis Fukuyama pubblico’ un saggio divenuto famoso, The End of History, la fine della storia, nel quale, partendo da una ipote filosofica di Hegel, sosteneva che il riconoscimento dei dirirtti fondamentali dell’uomo era ormai generalizzato nelle democrazie che avevano sostituito tanti regimi non democratici.
Quindi la storia del futuro sarebbe stata diversa dalla storia passata e migliore.
Ma così non è stato a causa di coloro che hanno avuto ed hanno responsabilità politiche e non sono stati e non sono capaci di infondere nei cittadini la consapevolezza degli ideali democratici, dei valori della collaborazione tra stati e dei vantaggi di un Europa sempre più unita. I politici dei vari paesi, chi più chi meno, si parlano tra di loro, ma non parlano al popolo.
Certo, i problemi di inizio millennio, diversi e ben piu’ complessi di quelli del dopoguerra, non hanno facilitato il compito della politica e le nostresocietà sono ora più evolute ed esigenti, ma da tante dichiarazioni di politici si constata che la loro visione delfuturo è mediocre, timida e non ha la grandezza e i valori di coloro che l’Europa unita hanno fatto partire. I comportamenti degli attuali politici contribuiscono a creare società nellequali è sparito l’ottimismo di fondo del passato e la speranza di un futuro migliore. E scarseggiano gli ideali.
Cosi’ abbiamo minoranze da secoli in uno stato che vogliono crearne uno proprio, democrazie che danno pericolosi segni di scricchiolamento, sparute, fortunatamente, minoranze che inneggiano alle passate dittature, nazionalismi che rinascono, nessun ideale condiviso e costruttivo e la percezione della stragrande maggioranza dei cittadini che L’Europa non è altro che una complessa struttura burocratica che impone regolamenti.
E’ finita un’epoca, non si sa bene che sviluppi avrà quella attuale.
di Ettore Falconieri