Perché non fare uno stress test sul grado di liberalismo della UE?
Ma l’Unione europea è liberale? E come potremmo mai misurare empiricamente questo grado di liberalismo?
Un criterio potrebbe essere quello ora invalso nella scienza politica contemporanea, ovvero adottando «Euclida», che potrebbe indicare delle linee guida. Una sorta di stress test, si direbbe in linea con i criteri della Bce, tanto per darsi una regolata e giudicare quale tasso di liberalismo abbia oggi l’Ue. E come? Un po’ è l’indirizzo che gli Usa, con Bush, nel 2002, si diedero con la Millenium Challenge Corporation (visibile all’indirizzo internet www.mcc.gov), una sorta di bastone e carota che si alternano per premiare, con aiuti economici (o, viceversa, per punire), quei paesi che si impegnino ad adottare politiche economiche più liberali, come investimenti nell’istruzione, sulla salute, nella lotta alla corruzione (gli indicatori fissati da Mcc per il prossimo anno fiscale saranno 20).
Mutatis mutandis, questo è anche il fondamento di «Euclida», che attraverso i caratteri dell’imposizione, dell’esempio, della condizionalità e della socializzazione, fornisce un vademecum a quei paesi che abbiano interesse a passare per quel collo di imbuto che è la rule of law che regge l’Ue. Ma tutto ciò, qualcuno si potrebbe chiedere, è liberale? Ovvero, è liberale “imporre” qualcosa, quantunque il senso comune consideri questo qualcosa come necessario per la libertà? Per quanto riguarda invece l’esempio, altro criterio che testa il grado di liberalismo, si tratta di emulare modelli nei quali la prosperità, la sicurezza e la libertà degli Stati democratici fungono da faro. Poi vi è la socializzazione. Con essa è da intendersi quel far diventare come qualcosa di interiorizzato, al pari di una pratica tradizionale, i processi adottati nei paesi democratici (da intendere sempre nell’accezione di democratico-liberali): dai legami economici a quelli della comunicazione, fino ai legami delle società civili transnazionali. Come quarto criterio, vi è la condizionalità. Una serie di sanzioni, queste, da irrogare nel caso vi fossero palesi violazioni di un paese ai dettami democratico-liberali. Dunque, l’Europa, checché, a torto o a ragione , se ne pensi, certamente non può essere catalogata come illiberale, per via dei criteri di selezione adottati, in quanto ogni democrazia liberale non potrebbe mai confluire in un mero laissez faire, se ammettiamo che la democrazia sia principalmente una procedura. Se la libertà, in quanto autodefinizione è infatti già di per sé regola, ogni laissez faire non potrebbe che essere la sua più autentica negazione.
Vito de Luca