Alla radice di questa assurdità: una legge fondamentale votata in due girni e un’elezione di due giudici che si protrae da un mese c’è anche una legge elettorale sciagurata che impedisce al Parlamento di essere una vera rappresentanza dei cittadini
Alla Camera si è votato in questi giorni in due modi diversi:
il decreto legge sul jobs act è passato con un voto di fiducia: cioè con un voto palese in cui il senso della votazione avrebbe dovuto essere il decidere se questo governo ha la fiducia o meno del Parlamento: quindi, ovviamente, solo dichiarazioni di voto e votazione
la nomina di due giudici della Corte si protrae con voto segreto da settimane con 17 votazioni e non se ne vede ancora l’uscita
Ci troviamo quindi con un Parlamento che discute da settimane su un argomento (la nomina di due giudici) che ha un’importanza relativa e soprattutto di equilibri politici tra i partiti, mentre la discussione su un elemento fondamentale per la ripresa economica e i rapporti con la UE quale il jobs act si è risolto in poche sedute (a parte le solite sceneggiate)
Non c’è chi non veda come questa sia una delle tante situazioni anomale del sistema parlamentare italiano: si parla tanto dei rapporti tra i partiti e poco delle leggi: ovvia conseguenza, del jobs act si continuerà a discutere nelle sedi meno appropriate (riunioni della direzione di partito, talk show, comizi ecc ecc) e si evita di approfondirlo nella sede più adeguata e rappresentativa degli interessi di tutti: il Parlamento.
Un’altra prova questa di un’altra anomalia del sistema italiano: la prevalenza del potere esecutivo su quello legislativo: le leggi si fanno come decreto legge che viene poi solo convertito dal Parlamento o addirittura si fa un decreto-legge delega (una sorta di delega in bianco) che viene approvato (spesso con la fiducia) dal Parlamento e poi “riempito” dall’esecutivo.
Una modalità questa che svuota il potere del Parlamento quale unico luogo delegato alla discussione e all’approfondimento da parte dei deputati che rappresentano e vengono eletti dai cittadini e che viene così ridotto a tribuna delle esibizioni (più o meno circensi) di deputati in cerca di pubblicità o a punto di incontro della volontà dei partiti.
Una delle maggiori cause di tutto questo è la legge elettorale: una legge che anziché (come da sempre chiede Libertates) permettere ai cittadini di scegliere, votare e giudicare i propri rappresentanti con un sistema maggioritario uninominale con primarie obbligatorie e garantite li costringe a votare rappresentati sconosciuti e nominati dai partiti e quindi responsabili verso il capo o il partito. Un secondo, fondamentale motivo è il sistema parlamentare in sè, che spezzettato in una miriade di partiti e partitini (conseguenza della legge elettorale di cui sopra) che spinge l’esecutivo a bypassarlo attraverso il voto di fiducia. Solo un sistema compiutamente presidenziale (vedi il nostro “Fuori i secondi! di Dario Fertilio, LibertatesLibri) valorizza davvero il ruolo sia del governo che del parlamento, ognuno orgogliosamente geloso difensore delle proprie prerogative.
Angelo Gazzaniga