“Era il 26 luglio del 2012 e Mario Draghi annunciò che la Bce, che presiedeva da meno di un anno, era pronta a difendere l’euro e fare tutto quello che serviva al caso: “Whatever it takes”. Aggiunse anche: “And believe me – it will be enough”. Il momento era grave ma le due frasi risultarono efficaci. Chi nel mondo intendeva speculare sulle debolezze dell’euro sentì di dover affrontare un avversario che non tentennava…”
Stefano Bartezzaghi, “Whatever it takes” per l’euro. Quando le parole sono forza”
Era il 16 marzo 1978, quando il visionario Aldo Moro – che aveva fatto scacco matto ai comunisti con il “compromesso storico” – venne rapito dalle Brigate Rosse, mentre stava recandosi alla Camera dei Deputati per dare l’avvio alle “magnifiche sorti e progressive” della Solidarietà Nazionale. Il successo è l’altra faccia del fallimento. You can’t have the cake and eat it; Winston Churchill era profondamente ispirato quando parlò all’Inghilterra sotto i bombardamenti – come la magistrale interpretazione di Gary Oldman ne “L’ora più buia” rende molto bene –, ma il suo discorso “lacrime e sangue” è l’altra faccia del suicidio di Alan Turing, il matematico più geniale di tutti i tempi dopo Albert Einstein.
Il tempo del Coronavirus rende possibile e necessario il gioco d’azzardo, come opzione di ristrutturazione creativa dello status quo. Non sono d’accordo con lo psicanalista Sarantis Thanapulos nella bella intervista di Antonello Caporale: “Psicopatologia della crisi”: “Renzi gioca d’azzardo, ma non sa che così si perde sempre”. Disse Thanopulos, Presidente della Società Psicoanalitica Italiana, il 17 gennaio 2021 a Caporale: “Dottor Sarantis Thanopulos, perché Matteo Renzi fa così?”
“Perché porta con sé – escludendo le questioni di merito che non mi competono – il phisique du role del giocatore d’azzardo. Un ruolo che presumo lo affascini, perché costringe spesso all’eccitazione di puntare in un battibaleno tutte le sue fortune e scommettere nel successo. Il giocatore d’azzardo conquista anche vittorie strabilianti ma non ne è mai sazio. Non si ferma, perché il suo vero destino è perdere tutto al banco.
“Se ne fosse consapevole potrebbe correggere questo comportamento?”
“Guardi che a volte si cerca la buccia di banana. E’ un atteggiamento certo inconsapevole che però la mente attua come estrema difesa. Penso alla figura di Dominique Strauss – Khan, economista di prima grandezza. Era a un passo dalla presidenza della Repubblica francese e di sicuro sapeva di questa sua compulsività sessuale, questo lato debole della sua personalità, questo bisogno nel sesso di andare oltre. Benchè a conoscenza dei danni che avrebbe provocato alla propria reputazione, proseguì fino a sbattere il muro e distruggere la carriera”.
“Dunque è un atteggiamento masochistico?”
“E’ figlio diretto dell’esasperazione tra due estremi: l’eccitazione e la depressione…”.
Thanopulos però, forse non sa che sia Dominique Strauss Khan che Matteo Renzi hanno avuto un ruolo – soprattutto il secondo – nel traghettamento di Super Mario a Palazzo Chigi.
Draghi, ostacoli a Cinque Stelle: titola la Repubblica del 4 febbraio 2021. Il premier incaricato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiede – nella gara dell’ostruzionismo contro di lui – “risposte all’altezza dell’emergenza” che finora non ci sono state, neanche da parte del ferito e arrogante “avvocato del popolo” Giuseppe Conte (“quasi professore, quasi avvocato, quasi politico”, Francesco Merlo dixit, ndr) che ha ribadito la necessità di un governo politico – mentre avrebbe dato prova di umiltà e responsabilità se avesse accettato il New Deal annunciato il 15 dicembre 2020 da Mario Draghi al Group of Thirty.
L’Italia è un paese ancora fondamentalmente arretrato che fa fatica ad accettare le novità del “pensiero divergente” tout court – dalla scienza passando per l’economia alla politica –, visto come un’intollerabile minaccia allo status quo; resta inquietante il fatto che il protagonista assoluto dell’ascesa tecnocratica di Mario Draghi nel disastrato Parlamento ostaggio dei due populismi di estrema destra ed estrema sinistra, Matteo Renzi – senz’altro afflitto dalla “sindrome di hybris”, nell’identificare se stesso con le istituzioni – ha dichiarato in un’intervista a la Repubblica: ora avanti fino al 2023, su di me ho sentito l’odio.
C’è al riguardo un precedente importante: nel luglio del 2017 uscì un interessantissimo articolo a firma dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati “L’odio per Renzi e il lutto della sinistra”: se in Italia si esce dalla media, scatta il meccanismo dell’odio. E non si perdona il successo.
In Inghilterra non è così. L’intervistatore Stefano Cappellini domanda a Renzi: “Ora, cacciato Conte, a che punta?” “A un Paese che riparte e spende bene i soldi del Recovery: avremo più risorse di quelle che sono arrivate nel dopoguerra con il Piano Marshall.
Italia Viva crescerà come punto di riferimento di chi non si allinea all’accordo Pd – M5S – Leu e di chi non vuole morire sovranista. Dal punto di vista personale, invece, voglio rifiatare. Ho vissuto con molto dolore l’aggressione mediatica di queste settimane: l’odio e il pregiudizio non mi avevano mai fatto male come stavolta, devo confessarlo. Ma il fatto che a Palazzo Chigi stia per arrivare Draghi ci rinfranca per tutte le polemiche. Molti finalmente capiscono perché abbiamo fatto la crisi. Nonostante tutto, sì, ne valeva la pena”. E’ un fatto: Draghi non si troverebbe a Palazzo Chigi senza il “gambling” politico di Renzi, giocatore di poker al livello di Camillo Benso di Cavour.
Le dichiarazioni di Renzi a “la Repubblica” – al netto del suo gioco d’azzardo di provato successo – sono la prova che in Italia non si accetta il successo, nemmeno ai tempi della pandemia.
Anche l’anatema dell’arrabbiatissimo Professor Galli sulla bellissima e geniale Ilaria Capua – “non è adatta a fare il ministro della Salute perché non ha esperienza” – si commenta da solo. Aveva forse esperienza Robert Mac Namara per fare il ministro della Difesa?
Lo scorso dicembre al Gruppo dei Trenta nel più importante discorso della sua carriera, Mario Draghi ha rifondato il deficit spending tanto caro a John Maynard Keynes, in maniera geniale: le “imprese fantasma” vanno lasciate morire di morte naturale. Cioè la spesa pubblica in deficit andrebbe attuata solo a favore delle cosiddette “imprese vincenti” modello Steve Jobs (a causa della spirale deflazionista del Covid – 19); Draghi è l’erede di John Maynard Keynes, ed era molto ispirato quando ha pronunciato questo discorso.
Come lo era sul Panfilo Britannia della Regina Elisabetta nel giugno 1992 davanti a una folla di investitori della City: “Non abbiamo una Thatcher”, o nel luglio 2012 dalla cabina di regia della Banca Centrale Europea: “Whatever it takes”. Furono salvati i paesi mediterranei da una catena di default soltanto da tre parole. Si può morire della sindrome di hybris, ed è successo anche a Keynes.
La “sindrome dell’ispirazione” di cui ha parlato lo psichiatra politico inglese David Owen può sfociare nella tragedia di Archimede.
Nella monografia di Liliana Dell’Osso e Primo Lorenzi “Genio e follia 2.0”, gli autori rilevano sul punto: “… Riportiamo di seguito l’episodio della morte di Archimede, come narrato da Plutarco: “Accadde infatti che Archimede stesse esaminando tra sé su un disegno e, avendo dedicato alla ricerca della soluzione contemporaneamente sia la concentrazione che lo sguardo, non si accorse in tempo dell’accorrere dei Romani, né della presa della città. Quando improvvisamente gli si presentò un soldato e gli ordinò di seguirlo da Marcello, non voleva farlo prima di concludere il problema e di condurlo alla dimostrazione; e quello, adiratosi e avendo estratto la spada, lo uccise. Altri però dicono che il Romano gli si presentò subito brandendo la spada con l’intenzione di ucciderlo, ma lui, avendolo visto, chiese e supplicò di attendere per breve tempo, ma quello, non curandosene, lo uccise. E c’è anche un terzo racconto, secondo cui dei soldati, imbattutisi in lui che portava da Marcello degli strumenti scientifici, meridiane e sfere e compassi, con cui la grandezza del sole si adatta alla vista, e ritenendo che portasse dell’oro nel contenitore, lo uccisero. Tuttavia si ammette concordemente che Marcello ne soffrì e disdegnò l’assassino di quell’uomo come sacrilego e onorò i familiari dopo averli fatti cercare (Plutarco, Vite parallele: Pelopido e Marcello)”.
Ps – “Non abbiamo una Thatcher”: 2 giugno 1992. Mentre Totò Riina metteva a ferro e fuoco l’Italia, sul Panfilo degli Invisibili Draghi annunciava la Mano Invisibile di Adam Smith.
La sindrome di hybris è il motore più potente del mondo, e solo il business ci salverà.
Questa è la scommessa.
Il Big Bang è cominciato, come ha detto Ezio Mauro.
di Alexander Bush