WOJTYLA, VOCE DELLA CHIESA SENZA VOCE

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27 aprile 2014. Sei anni fa la canonizzazione del papa che sfidò il comunismo. Dai viaggi di speranza in Polonia all’appoggio a Solidarnosc. Le strategie per favorire la distensione tra Est ed Ovest ai tempi del muro.
Nel sesto anniversario della sua canonizzazione, non si può dimenticare il fondamentale apporto di Giovanni Paolo II alla caduta del Comunismo. Dalla linea intransigente verso il regime ai tre viaggi in Polonia, passando per l’appoggio a Solidarnosc. Così, il Santo riuscì a restituire dignità ai popoli slavi, riaccendendo in loro la speranza.
Da fervente anticomunista, Wojtyla ha sempre cercato di combattere il sistema facendo leva sul sentimento religioso, collante storico per lo spirito nazionale dei polacchi. La data che segna la svolta epocale per la storia europea è quella del 16 ottobre 1978: l’elezione al soglio pontificio. Per la prima volta dopo 455 anni, viene scelto un papa straniero, proveniente d’oltrecortina. Nonostante sul piano del dialogo formale adotti una linea morbida, con la scelta di Agostino Casaroli, ideatore della “Ostpolitik”, come Segretario di Stato, Giovanni Paolo II non ha la minima intenzione di piegarsi al nemico ed accettare lo status quo. Lo dimostra il 5 novembre 1978, durante il primo viaggio ufficiale ad Assisi, quando una voce proveniente dalla folla lo supplica di non dimenticarsi della Chiesa del Silenzio (la Chiesa dell’Est). La risposta è eloquente: “Non è più una Chiesa del Silenzio, perché parla attraverso la mia voce”.
E per dar credito alle sue parole, Wojtyla organizza il primo viaggio nella sua terra natia. Il 2 giugno 1979, vigilia di Pentecoste, a Varsavia, si rivolge con queste parole ai suoi connazionali: “Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di Questa Terra! Amen”. Parole profetiche, che scaldano segretamente i cuori anche alle più alte cariche del Politburo del PUWP. Loro, che hanno osteggiato così fortemente questo viaggio, sentono riaccendersi la speranza, riassaporando la libertà negata loro dai Sovietici.
Ma, quel barlume di ottimismo sembra affievolirsi dopo solo un anno. Il rincaro dei prezzi e il razionamento dei beni voluto da Gierek getta la Polonia in una profonda crisi. Nel settembre 1980, però, la fiammella della speranza sembra essere sul punto di divampare con la nascita del sindacato indipendente Solidarnosc di Lech Walesa. Però, tutto crolla, nuovamente, quando Jaruzelski impone la legge marziale nel dicembre 1981 per scongiurare un intervento sovietico atto a ristabilire l’ordine. L’unico, sulla scena internazionale, che possa risolvere la situazione è, ancora una volta, Karol Wojtyla, che annuncia il suo secondo viaggio in Polonia.
La visita del Santo Padre e il suo incontro con il generale Jaruzelski rianimano il popolo polacco e riaccendono la lotta di Solidarnosc contro il regime. Miracolosamente, a un mese da quel colloquio, nel luglio 1983, Jaruzelski revoca la legge marziale. Intanto, il papa continua a fornire sostegno non solo ideologico al sindacato dell’amico Walesa. Cospicue somme di denaro vengono inviate su richiesta del Pontefice in Polonia per finanziarne l’attività. Anni dopo, quelle operazioni economiche desteranno uno scandalo mondiale, gettando ombre sul Pontificato di Giovanni Paolo II. Ombre e sospetti che più che sulla figura di Wojtyla dovrebbero concentrarsi sui traffici illeciti dello Ior di Marcinkus e Calvi. Ma questa è un’altra storia.
Il terzo viaggio polacco del Pontefice, nel 1987, avviene in un clima completamente diverso rispetto ai primi due. L’ascesa di Gorbaciov a Segretario del PCUS nel 1985, apre lo spiraglio per un dialogo fruttuoso tra Ovest ed Est. I principi di Glasnost e Perestroika, cardini della politica gorbaciovana, favoriscono il dialogo tra Chiesa, Jaruzelski e Walesa, predisponendo le basi per un profondo cambiamento, non solo in Polonia, ma in tutto blocco sovietico. Dapprima l’abbattimento del muro nel 1989 e, poi, il definitivo disfacimento dell’URSS nel 1991.
Cercare di comprendere la caduta del Comunismo senza prendere in considerazione la figura Karol Wojtyla sarebbe storicamente fuorviante. Giovanni Paolo II svolge un ruolo di prim’ordine nello scacchiere internazionale, restituendo consapevolezza e dignità ai popoli dell’Est e assestando un colpo decisivo al già vacillante sistema sovietico. A tal proposito, Mikhail Gorbaciov nel marzo 1992 afferma: “Tutto ciò che è successo nell’Europa Orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare sulla scena mondiale”.

di Paolo Baserga

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